Allenarsi con dei sovraccarichi, può rivelarsi una strategia veramente utile per un atleta votato alla prestazione nel mondo dell’endurance?
La risposta giusta è….DIPENDE!!!
Molti di voi in questo periodo mi stanno chiedendo cosa diamine ci trovi di divertente un atleta della mia specie a rimanere immerso tra bilancieri e ghisa nell’intento di sollevare pesi ritenuti assurdi per un corridore.
Partiamo dal presupposto che il primo obbiettivo di ogni corridore (amatoriale e non), con il quale ho condiviso qualche discussione, è il miglioramento della performance.
Come dargli torto.
Però, dall’alto della mia miriade di incidenti/infortuni e della volontà di continuare a togliermi ancora qualche soddisfazione podistica, ho cominciato a rivalutare la prospettiva dei miei allenamenti. Il tempo passa in fretta, il mio fisico cambia e personalmente all’inizio di ogni stagione percepisco esigenze diverse durante la mia preparazione.
Inizialmente scettico sulla pratica dell’allenamento con sovraccarichi, mi sono lasciato comunque convincere quantomeno per l’aspetto di “protezione” che i muscoli avrebbero potuto offrire alle mie vertebre segnate dal penultimo grave incidente.
Così, nonostante la riluttanza verso la prospettiva di accumulare del peso extra, mi sono lanciato nell’acquisizione della tecnica necessaria per padroneggiare le “grandi alzate”: squat, panca e stacco da terra.
Cercherò di contestualizzare il tutto con la mia esperienza (4 mesi di allenamento specifico, al rientro da un giro di 2000 km in bici, con una riduzione del volume della corsa ed un conseguente aumento della qualità del lavoro nelle medio-brevi distanze), nel tentativo di trasferirvi un’analisi di alcuni fattori riguardanti l’inserimento di un simile approccio in un macrociclo di preparazione, in modo da trarne i massimi vantaggi a fronte dei miei risultati concreti e tangibili.
Pertanto i seguenti punti sono frutto del mio ultimo ciclo di preparazione, studi e considerazioni raccolte dal confronto con esperti del settore.
- la voce “allenarsi con i pesi” viene troppo spesso erroneamente correlata ad “un’inutile” ipertrofia da bodybuilder, offuscando invece i vantaggi che potrebbe dare una simile metodologia se mirata all’aumento della forza;
- nel mio caso, i vantaggi sono stati a dir poco rilevanti (viste le tempistiche) sia in termini di ricomposizione corporea, che in termini di migliore gestione delle lesioni che ho subito in passato. Senza sottovalutare l’aspetto molto più armonico che ha acquistato il mio fisico;
- progredire in termini di forza mi ha permesso, in questo momento della mia preparazione, di acquisire ritmi veloci nelle medio-brevi distanze molto lontane dalla mia performance abituale:
- 55′ nei 15 km
- 1h e 44′ sui 25 km
- 1h e 59’ sui 30 km
- l’inevitabile aumento di peso, si è concretizzato in 3,5 kg in più sulla bilancia e la diminuzione delle pliche (metodo per la misurazione della massa grassa, che pratico assieme alla BIA), evidenziando una perdita di massa grassa, un equilibrio migliore tra tronco e arti inferiori e, l’aumento progressivo della forza nei test delle grandi alzate;
- i risultati migliori che si possono concretizzare attraverso questa metodologia sono solitamente correlati al suo utilizzo nella fase off-season per quanto riguarda i volumi di un corridore medio. In questo modo, quando la stagione richiederà più tempo da passare con le scarpe da corsa ai piedi, avremo acquisito un bagaglio muscolare tale da necessitare solo di una fase di mantenimento;
- abbinare una corretta strategia alimentare, vi permetterà un’ottima crescita muscolare limitando l’accumulo di massa grassa che altrimenti si rivelerà più difficile da ridurre al rientro nella stagione podistica vera e propria.
Spero davvero che questi spunti possano risultare utili a permettervi di iniziare a ragionare con un approccio differente alla preparazione.